sabato 11 dicembre 2010

Me lo dicevo

da tempo "devi tornare a scrivere". Qualcosa. Qualsiasi cosa. Di serio, di divertente, di sagace, di mio, di tuo, non so. Qualcosa. E invece ero lì a dirmi "aspetta, verrà l'idea". Ebbene, l'idea non è venuta, aspetto ormai da mesi, e cominciavo a sentirmi morta, a rimproverarmi di non avere più il coraggio di scrivere, di non avere più niente da dire.

Che poi, effettivamente, è così.

Sono molto più stupida di prima. E' spaventosa l'evidente eutanasia delle mie cellule cerebrali. Non vogliono più saperne. Tra un po' regredirò nuovamente nella schiera di quelli che ti scrivono "qual'è il tuo piatto preferito".
Che poi, non è per la domanda, è per l'apostrofo.

E non è cambiato quasi nient'altro. Continuo a farmi la doccia bollente. Comincio pian piano, con l'acqua tiepida, e poi viro sempre più verso il caldo, l'ustione. Quando ho finito ho sempre i piedi di una bella nuance violacea (mia nonna diceva sempre "nuance", non l'ho mai sentito da nessun altro). Del tipo che prima o poi mi portano via dal bagno sul carrello dei lessi. Poi le ruotine inciampano nelle scale e precipitiamo, io, il fegato, la lingua e il cameriere.

Ho le ciabatte coi pom-pon, che non ho sbagliato, si scrive proprio pom-pon, prima la m e poi la n, e questo scommetto che non lo sapevate. Ho queste ciabatte e sono sempre lì ad agitare il piede per farmeli sbatacchiare contro la caviglia. Mi piace come sbatacchiano. Fanno tipo "fomp".

Insomma ok, non avevo niente da dire, ma almeno mi sono tolta un blocco. Ravvivo un po' questo posto, apro le finestre e cambio l'aria. A queste cose mie, finora scritte bene, d'ora in poi forse scritte un po' peggio. Però ecco, tra la timidezza e la paura di riprendere e la testardaggine di non abbandonarle ancora, in effetti preferisco la seconda.

E' che quando la vita è perfetta, hai poco da spifferare agli altri.
E la mia è piena di periodi depressi, isterici, felici, infami, stanchi. Ma è perfetta. E so chi ringraziare.

Buon pomeriggio testardo, gente.

sabato 5 giugno 2010

waterfall

un solo metro quadro, per noi, a sublimare il senso d'unione, la voglia di contatto. i gesti goffi svanirono, tradotti in carezze e tocchi. il mio sguardo nel tuo sguardo, il tuo sguardo nel mio sguardo, l'imbarazzo gioioso di essere lì, per te. lasciai alle mani il compito di dirti ciò che mai vocabolo potrà esprimere: ridisegnai te, su te, coincidenza perfetta di linee e forme. ti inginocchiasti ai miei piedi, e non ebbi il coraggio di guardarti baciare il mio ombelico: una cascata di brividi mi inondò la schiena, mutandomi, al suo passaggio, in emozione pura, e sciogliendomi ai tuoi piedi. ad ogni goccia che, lenta, scorreva sul mio corpo, ho affidato il mio amore, affinchè giungesse alle tue labbra, ti dissetasse: così ogni mia cellula potè, finalmente, baciarti.

martedì 27 aprile 2010

saison

città e asfalto che scivolano sotto i piedi, aria sulla pelle, e tempo tra i miei sorrisi.
musica di respiro sereno, odore di foglie in amore col sole, gusto di linfa che scorre a un palmo dal naso, dondola e culla. e verde, ovunque....

infondi, effondi, diffondi, in me, come foglie di tè rivitalizzate da un tuffo caldo. t'espandi, dolce ed immenso...

domenica 11 aprile 2010

nontiscordardime

è questo, dunque, che sei, che sono, che siamo: soffici sbuffi di cielo, sempreverde fragilità ostinata e testarda che si stringe per sopravvivere al freddo, che s'accarezza per godere del caldo. cinque sensi d'azzurro intenso, a racchiudere un cuore pulsante d'un ritmo segreto. siamo figli del bosco, della natura, immersi fino alla cintola nel terreno selvaggio, gli occhi liberi d'innalzarsi all'immenso...è questo che sei, che sono, che siamo: un perenne, sorridente scorcio d'estate.

morbido al tatto, inusuale, di pesca; instancabile al gusto, sorprendente, di gioco; irresistibile all'olfatto, dolce, eppure penetrante, avvolgente; inconfondibile, all'udito, come vento; alla vista...gli occhi si perdono, annegano nel tentativo di comprenderti in un solo sguardo. eppure ora fuggono, ora restano fissi, incapaci e intestarditi nel non voler vedere altro. solo questo chiedo: non ti scordar di me...

sabato 13 marzo 2010

nothing else matters

i giorni, i giorni sì, sono pieni di ma...ma la notte, la notte è...
i sensi non mentono, non mentono mai: e il tatto, l'olfatto, la vista, il gusto e l'udito, tutti, senza sosta, rivivono il ricordo...un brivido tra mani e labbra, è tutto quel che sono...

il Tempo, una volta ancora, mia nemesi, ruba la mia felicità: se sospiri, sento un freddo refolo di nostalgia...

venerdì 5 marzo 2010

..what?..

sorpresa, incuriosita, confusa, stupita, ecco.
di quello stupore di quando, assonnata, scendendo le scale ti si sfila una ciabatta, e la pelle si scontra col gelo rigido del marmo.

ma, giammai, non mi lamento di tutte quelle strane cose che rendono questa vita degna di essere vissuta, raccontata. m'accontento di quella che dico "pianoforte", di giorni neri e giorni bianchi: la melodia, sarà, infine, stupenda.

corro a prendere la mia vita: m'aspetta...

lunedì 1 marzo 2010

visioni stanche

stacca la spina.
vede danzare un essere esile e delicato su piste d'avorio bianche e nere...si compone l'immagine di un ritmo jazz. e una voce struggente intona la tristezza, nota profondissima e acuta, tagliente. ma non mia, non oggi...un refolo allegro penetra dalle finestre e spazza le ragnatele del mio-supposto- cervello. il neurone, felice, tira un sospiro di sollievo. impugno le parole crociate...

16 verticale: ostinata come un mulo, 8 lettere;       te-star-da...

[beh, almeno la divisione in sillabe la so ancora fare :) ]

mercoledì 17 febbraio 2010

visioni temporali

credo che Natura tratti tutte le sue creature equamente: che, dunque, nessuno sia costretto a vivere nella fugacità di un istante, bensì che ogni essere abbia una propria percezione di quell'illusione che è il Tempo, misurato non a suon di lancette, ma dal ritmo vitale del proprio cuore...affinchè ognuno riesca a suggere ogni dolce goccia della Vita.


...ieri sera ho affidato alla pioggia il mio tempo.
leggera, tichettava dapprima lentamente...un incedere, breve, di respiri silenti, sereni...
gocce più pesanti, poi, si scontravano, ritmo cadenzato, lento...profondo silenzio di stoffa...
un suono, più greve, insistente, di frecce d'acqua dal cielo..mi fermo, un attimo, trattengo il respiro, ascolto la terra...
d'improvviso accelera, la pioggia, cade, scroscia, respiro, s'abbatte, infuria, s'affanna, respiro, dirompe, rapisce, spezza, il fiato, respiro...
temporale...

...

...ha smesso di piovere così, su me, senza fiato.

sabato 13 febbraio 2010

visioni di fiaba

sereno, un peter pan sorridente stringeva sottobraccio il veliero di capitan uncino.

...in fondo, la storia non è che il capriccio di un eroe.

martedì 9 febbraio 2010

flash V

è curioso notare quanto sia labile il confine della parola "fiducia": al suono così docile, mansueta, è in realtà carica di significati, aspettative, speranze riposte in un potere (supposto) più saldo, garantito.
per esempio, che ci si lasci abbattere dalle parole altrui è naturale, specie se si è di fronte alla certezza più fondata, all'ipotesi più comprovata dall'uomo più attendibile, più "affidabile".

...il che è fantastico, perchè gli uomini sbagliano.

domenica 7 febbraio 2010

visioni tardive (o anche: rivincita di una nocciolina)

ho sempre pensato che ci fossero lettere più e lettere meno simpatiche. la v, la c, per esempio, mi erano sempre state antipatiche. fino a un minuto fa...

stimo e ammiro in silenzio, da riverente lontananza, la forza vitale così caparbia di chi è lì, sul limite, e danza...
molte volte, lo ammetto, ho cercato il contatto: essere però ignorata, abbandonata nell'immobilità, rende il desiderabile semplicemente inaccessibile, ammantandolo ancor più del suo irresistibile fascinare. reazione naturale: contrazione di spazi interni ed esterni, a grado di nocciolina, solido guscio autoprotettivo. regressione a stadio cellulare, autoalimentazione-garanzia insomma di sopravvivenza spirituale. stringersi, stringersi...conseguenza inevitabile: densità in aumento, pensieri sempre più vorticosi che franano e infuriano come uragano...ciò che mi attende è, infine, una qualche rinascita: luminosa nova vitale, o insaziabile, insondabile, fagocitante nero vorticante.

...non guardate fisso, cercando la soluzione: inclinate la testa, e lei verrà da voi. cambiare prospettiva è indispensabile.

venerdì 5 febbraio 2010

visioni empatiche

...strenua sostenitrice dell'essere umano...

incapace di bloccare la reazione: un brivido sale dal basso e scuote con forza di fronte alla moltitudine...l'ineguagliabile meraviglia del singolo dissolto nel potere dirompente della folla; non può restare impassibile di fronte a tanto dispiegarsi d'energia...

...incantata e rapita dal battere sincrono di un milione di cuori: senti la Vita, scorre....

visioni confuse

è proprio quando senti di essere vicino alla soluzione che...la testa ronza, e tutto torna a confondersi...

martedì 2 febbraio 2010

visioni d'8

...ogni cosa ha il suo punto di vista.

sego, fioco, aroma, pupille, profondo, stabile, legno;  sehnsucht.

visioni nere (o anche: scacco matto)

soddisfatto, uomo qualunque, della tua vita? nota, allora, accetta: è solo una delle mille forme di perpetuazione obbligata e fuori controllo delle tue cellule. tu, sì, proprio tu, hai controllo zero, nessun arbitrio: rimetti all'amico terrore, a fratello panico e a sorella fobia gli unici istanti di scelta (in)cosciente. vivrai, vivrai, arrancherai, che al prossimo passo t'aspetti la serena, tranquilla, monotona, piatta, insensata abitudine, o la svolta radicale. benvenuto sulla tua astronave, figlio dell'aldosterone...

...e se, all'improvviso, si sovvertissero le uniche certezze? e se, domani, un'alba di sole nero salutasse il tuo risveglio?

domenica 31 gennaio 2010

visioni rebus (?)

sensazione di ruotare sul giusto centro gravitazionale, pulsare, spegnersi, pulsare, frenetico...

...uno dei quattro galileiani; diciotto; un piccolo uncino di ferro ritorto e acuminato tenta branchie golose e stolide...

tutto questo, perchè la lingua non ha il coraggio della pronuncia.

sabato 30 gennaio 2010

visioni di suono

...cetra suonava, un uomo cantava, a casa di H.

e nell'inverno freddo, nel cielo greve di nubi bianche, un merlo volteggia, sorvola le case: silenzioso vaga, silenziosa lo guardo, carbone in un mondo di glassa e neve.
ringrazio il cielo, di quest'ennesimo dono, grazie...

martedì 26 gennaio 2010

(parentesi)

oggi, non so perchè, sono chiacchierona. assomiglio a quelle gatte che miagolano, insolenti, sotto il balcone di casa, e tu non vuoi ascoltarle; e loro miagolano.

oggi non ho voglia di giri di parole. meow...

oggi mi sono chiesta: ma cosa li abbiamo a fare, i cellulari? mi sono risposta: per farci attivare a pagamento promozioni che non vogliamo. meow...

oggi ho scoperto che se ti piacciono i jeans aderenti ma hai i piedi ghiacciati ci sono solo due cose che puoi fare: indossare i calzini prima dei pantaloni, o passare le prossime due ore a combattere, ignorando la fisica e la forza d'attrito. meow...

oggi nevica; e la gatta è molto, mooolto felice. meow...

oggi ho tirato una, e sottolineo una sola palla di neve: dico io, ma che mondo è mai questo? meow...

oggi il panorama sembra un quadro (di quelli belli, con i bordi ripassati in gesso), ma in un museo scadente, e con una illuminazione penosa. meow...

oggi sono pigra da far schifo. non ho la forza di fare nulla, neanche di premere il prossimo tas-     meow....

oggi fuori ha smesso. e, dentro, dovrei smetterla anch'io.

...meow...

visioni bianche

solo un incanto così intenso, coinvolgente, poteva riportarmi con i piedi per terra. aspettando il soffice atterraggio, volteggiavo, danzavo, fresca, con le mie bianche compagne di viaggio...

flash IV

non sa, forse vuole prendersi una pausa; così, per sgranchirsi le gambe. ha voglia di aprire le finestre di questa Casa Testarda, cambiare un po' l'aria. in effetti però, il suo essere qui è la negazione della pausa che tanto agogna: contraddizione, per iniziare, con un contorno di patate lesse e patè di fegato d'oca. ci abbinerei un vino pesante, da sbronza pre-pasto.

p.s. in effetti, vorrebbe placidamente lasciarsi distruggere....

martedì 19 gennaio 2010

visioni in cammino

dopo lungo peregrinare giunse in vista della città incantata: sorpresi, rapiti, furono i suoi occhi da tanta magia.
alberi imponenti con radici aeree immerse nel latte, strade illuminate da enormi lucciole meccaniche, e palazzi, torri e castelli che s'abbandonavano in un abbraccio dolce col cielo, senza stabilire confini...una città magnifica, dai contorni sfuocati...
si gettò, ansiosa, sulla strada che conduceva nel borgo, scapicollandosi sull'acciottolato, correndo ancora e ancora, malgrado continuasse ad inciampare sulla strada irregolare. d'improvviso s'accorse di avere la pelle tesa da un gelo che, però, pur tentando, non riusciva ad entrarle dentro, quasi un fuoco ardente, di serenità e fierezza, le scaldasse il sangue all'altezza del cuore...era, questa, una città di mocassini, pipe e cappelli, dove singoli, o coppie, o piccoli gruppi di uomini s'incamminavano sulla strada della propria esistenza, incuranti del mondo circostante; un mondo sereno, senza guerre, senza preoccupazioni....s'avviò, fiduciosa, per le strade, diretta unicamente ed inconsapevolmente a quella buca delle lettere.

I stand proud (and stubborn, of course...)

domenica 17 gennaio 2010

visioni animaliste

un lupo e una gatta avanzano affiancati nell'aria finalmente dicembrina. l'uno dall'aspetto agile e selvaggio, con lo sguardo famelico e passo breve sul terreno ghiacciato. l'altra scattante sulle zampe felpate, non rimane indietro, mai, malgrado il corpo più esile. oscillano le vibrisse, per tastare l'aria: l'inverno si preannuncia duro, carico di neve e con poche prede. soffrono la fame e l'astinenza, queste bestie vagabonde, le zampe ghiacciate dal freddo. eppure procedono, il muso basso per contrastare l'aria gelida che taglia le narici.
il manto, grigio-argento l'uno, nerissimo l'altro, li rende la sfumatura oscura di questo mondo che si cela e si maschera dietro il biancore candido del nevischio.

un cane-lupo vagava per il quartiere, alla ricerca di sè; il gatto che finora aveva osservato voglioso gli uccellini della vicina, improvvisamente lo ha seguito. buon viaggio, amici della mia anima...

visioni d'apocalisse (o anche: acetilcolina)

cieli neri, cupi, in tempesta. creature orrende, angeli-demoni in volo, con ali di carne, spesse e pallide, come il resto del loro corpo spaventoso. urla così sottili, tremende, fendevano l'aria assieme ai fulmini, struggevano...ci costringevano a fermarci, piegarci, serrare occhi e orecchie, nella speranza di scacciare il male dal nostro mondo. fuga affannata, senso di opprimente terrore sfumate dalla capacità della mente di offuscare i ricordi peggiori...

ho spalancato gli occhi nell'oscurità, il primordiale istinto di urlare il tuo nome, quasi mi potessi sentire, per chiederti conforto, sostegno, in questa notte buia...(trattenevo stretta a me la tua promessa, alla fine sì, alla fine avrei potuto...)

eppure ero felice, serena, qualche istante prima: chiaro, dunque, come tutto non sia che un galleggiare sulle maree della sensazione...anche il velo più bello può celare l'immobile, persistente senso di morte...soffocante.

la paura, come al solito, spinge all'azione: ci sono un paio di cosette che, ora so, devo ancora mettere in chiaro; così, forse, i demoni spariranno.

decisamente, un week-end da vampiri....

giovedì 14 gennaio 2010

break. ovvero: scuse, spiegazioni e tributi

ok, eccomi qua...so che è assurdo, ma mi riesce enormemente difficile di parlar chiaro, in questa Casa Testarda. ma un post del genere, diciamocelo, mi sento in dovere di scriverlo.
innanzitutto, avrete notato, dura da un po' di tempo questo "ciclo delle visioni" (spero a nessuno disturbi che una principiante si metta a fare il gioco della grande scrittrice). la verità è che, come sempre, mi riesce difficile rappresentarmi, mentre è per me quasi naturale saltare un gradino, e descrivervi quali lidi il mio cervello (anche se sarebbe più giusto dire il mio animo) raggiunge nei momenti più sereni, o di emozione più intensa. per questo mi scuso con tutti coloro i quali, arrivando in questa Casa Testarda, si scontrano con un muro spesso di (forse belle) parole, ma non riescono a penetrarne il significato. a costoro chiedo di: umilmente, lasciar perdere. se potete, cogliete il suono, la forma (di certo scarna e deforme), e chiedete al vostro cuore, al vostro cervello, di dar loro un senso: arbitrio e libertà di interpretazione è ciò che vi dono con più gioia, dacchè, spesso, neanch'io ho chiaro il senso di ciò che riverso fuori di me, in fiumi di caratteri. mi scuso anche con chi, accettando questo compromesso, mi concede l'ambitissimo onore di lasciare una traccia del proprio passaggio: l'imbarazzo gentile suscitato dalla vostra attenzione mi strozza in gola un grazie che da tempo vi devo. certo è che: c'è molto di vero, molto di reale, molto di irreale, molto di me, in ognuna di queste parole, stimolate da un sospiro, una parola, un evento, un cielo, qualsiasi cosa degna dell'attenzione di uno dei miei cinque sensi....
infine: vero è tutto questo, ma soprattutto che di parlare di me (chiaramente) non se ne parla...sarà perchè sono Testarda.

visioni sonore

ho visto qualcuno, invisibile agli occhi, mettermi il morso: forzare i denti alla presa, costringere le guance alla trazione. incurante della mia mutazione animale, ho trainato per ore il carro vecchio e logoro della routine quotidiana.

è giunto poi un momento, salvifico, in cui quella barra di metallo si è dissolta...la mascella, indolenzita, ha tentato di pronunciare parole di dolce, puro, sereno giubilo.
poesia s'espandeva nell'aria, ma solo per me...

...perchè solo Orione, ormai, è testimone dei miei peccati.

domenica 10 gennaio 2010

visioni di riflessi

ho visto edera, salici e ninfee specchiarsi nella lucentezza di un revolver, lo sguardo perso nel nero terrore.
ho visto l'anima galleggiare in un riflesso.

(ho ricordato Monet...)

visioni di spazi (domestici)

oceano di rosso tumulto, orizzonte di fiamma; ecco, ecco dov'era l'inferno.

sabato 9 gennaio 2010

visioni di un addio

ho aperto gli occhi, e ho visto un grande letto a baldacchino in un prato.
aveva coperte preziose, trine eleganti: ordito verde-argento, trama color della terra.
aveva cuscini soffici, ricamati, che sembravano un brulicar di foglie di querceti antichi.
aveva tende delicate, di un azzurro tenue -eppure così vigoroso, così intenso- che parevano dipinte ad arte da qualche maestro.
su questa morbidezza, una ragazza giaceva; il Tempo, poi, le disse di andare. così la ragazza, a piedi nudi sul prato, è scivolata via; così la ragazza, il viso impassibile, ha abbandonato il suo caldo rifugio: lì, tra i cuscini, ha lasciato il suo cuore.

Un falco volteggia, austero.

[...respiro di lana...]

venerdì 8 gennaio 2010

visioni di dolce sonno

sentirsi vivi, davvero, come se finora si fosse soltanto sopravvissuti al tempo.
e guardarsi allo specchio e non trovarsi invecchiati, ma non resistere allo spontaneo piegarsi, morbido, di labbra felici.

davvero, un cammello tentava di sitemare borse della spesa in macchina; due cani attraversavano la strada...

domenica 3 gennaio 2010

troppo personale

troppo, troppo immersa nelle cose. cerca rifugio, ancora una volta, nel glorioso divagare del verbo. ma stasera, ahimè, nessuna clemenza è per me. perfino i tasti rispondono crudi alle mie dita, il ticchettìo s'insinua fra i nervi del collo, tutto mi infanga, mi incatena a questa sera senza senso. stasera niente difese nè astrazioni, nessuna protezione, per l'anima -incredibilmente, infinitamente- fragile di una testarda.


tragedie, commedie,
son le nostre, non vite;
per questo v'invito,
v'imploro,
fratelli,
scrivete, fuggite...