da tempo "devi tornare a scrivere". Qualcosa. Qualsiasi cosa. Di serio, di divertente, di sagace, di mio, di tuo, non so. Qualcosa. E invece ero lì a dirmi "aspetta, verrà l'idea". Ebbene, l'idea non è venuta, aspetto ormai da mesi, e cominciavo a sentirmi morta, a rimproverarmi di non avere più il coraggio di scrivere, di non avere più niente da dire.
Che poi, effettivamente, è così.
Sono molto più stupida di prima. E' spaventosa l'evidente eutanasia delle mie cellule cerebrali. Non vogliono più saperne. Tra un po' regredirò nuovamente nella schiera di quelli che ti scrivono "qual'è il tuo piatto preferito".
Che poi, non è per la domanda, è per l'apostrofo.
E non è cambiato quasi nient'altro. Continuo a farmi la doccia bollente. Comincio pian piano, con l'acqua tiepida, e poi viro sempre più verso il caldo, l'ustione. Quando ho finito ho sempre i piedi di una bella nuance violacea (mia nonna diceva sempre "nuance", non l'ho mai sentito da nessun altro). Del tipo che prima o poi mi portano via dal bagno sul carrello dei lessi. Poi le ruotine inciampano nelle scale e precipitiamo, io, il fegato, la lingua e il cameriere.
Ho le ciabatte coi pom-pon, che non ho sbagliato, si scrive proprio pom-pon, prima la m e poi la n, e questo scommetto che non lo sapevate. Ho queste ciabatte e sono sempre lì ad agitare il piede per farmeli sbatacchiare contro la caviglia. Mi piace come sbatacchiano. Fanno tipo "fomp".
Insomma ok, non avevo niente da dire, ma almeno mi sono tolta un blocco. Ravvivo un po' questo posto, apro le finestre e cambio l'aria. A queste cose mie, finora scritte bene, d'ora in poi forse scritte un po' peggio. Però ecco, tra la timidezza e la paura di riprendere e la testardaggine di non abbandonarle ancora, in effetti preferisco la seconda.
E' che quando la vita è perfetta, hai poco da spifferare agli altri.
E la mia è piena di periodi depressi, isterici, felici, infami, stanchi. Ma è perfetta. E so chi ringraziare.
Buon pomeriggio testardo, gente.